Una cosa è certa… nella vendita al dettaglio il ritmo del cambiamento è inarrestabile. Un sacco di cose sono accadute durante il 2018. Alcuni rivenditori hanno aperto nuovi negozi mentre altri hanno chiuso i battenti e svariati sono stati gli esperimenti, più o meno fortunati, per dare vita a qualcosa di nuovo nel settore della vendita al dettaglio. Nel mentre, sembra che il periodo natalizio abbia portato a risultati migliori del previsto.

La verità è che c’erano delle cose che secondo le previsioni sarebbero dovute accadere durante l’anno appena conclusosi, ma che contrariamente alle aspettative non si sono verificate. Sotto troverete le quattro principali novità che tutti ci aspettavamo dal retail durante il 2018 e che invece non si sono assolutamente verificate.

1. Il fallimento dell’omnicanalità

Nonostante il meteo imprevedibile, le festività hanno fatto registrare un nuovo record nel trasporto di pacchi. Il lungo periodo intercorso tra la Festa del Ringraziamento e il Natale ha permesso una finestra di spedizione estesa. Se c’è stata una cosa degna di nota durante la stagione delle vacanze del 2018 è stata l’assoluta mancanza di fallimenti nell’omnicanalità.

Nessun rivenditore ha accettato ordini per un inventario di cui non era in possesso. Non ci sono state masse di consumatori sui social media a lamentarsi di mancate spedizioni o di vacanze rovinate perché i regali non sono arrivati.

Alla fine, la più grande minaccia per l’omnicanalità durante le vacanze nel 2018 sono stati i cosiddetti “porch pirates” (coloro che rubano i pacchi lasciati davanti al portone), ma i consumatori equipaggiati con campanelli e telecamere di sicurezza intelligenti – e un po’ di determinazione – sono stati in grado di intercettarli e di impedirgli i furti ad un ritmo senza precedenti.

L’industria sta diventando più intelligente, più efficiente, in una parola: migliore; infatti i consumatori stanno ricorrendo sempre di più a canali diversi rispetto a quelli tradizionali per i loro acquisti. Da sottolineare rimane quindi il fatto che l’omnicanalità abbia retto sotto la pressione del volume record di spedizioni dovute alle festività.

2. Il decollo del Social Commerce

Mentre i canali social svolgono un ruolo sempre più importante per i rivenditori nel conquistare i cuori e le menti dei consumatori, il social commerce non ha fatto altrettanto. Il 2018 non è stato l’anno in cui il social commerce ha raggiunto qualcosa di simile ai tassi di crescita raggiunti dai dispositivi mobili, e probabilmente questa tendenza sarà confermata anche nel 2019.

Il ruolo che il canale social gioca oggi nella vendita al dettaglio sta diventando più chiaro; ma questo ruolo non riguarda direttamente la vendita. I canali social esistono per essere social: per creare una narrazione intorno al brand, un’immagine ben precisa e strutturata di come la marca vuole presentarsi al mondo. Questo canale non esiste per promuovere incessantemente prodotti o pubblicizzare sconti.

3. Il fallimento della personalizzazione

Sorprendentemente, considerando quanto questa sia stata una priorità per i rivenditori negli ultimi anni, non ci sono state personalizzazioni che hanno fatto notizia per il loro fallimento nell’ultimo anno. Ma data la quantità di personalizzazioni che si sta facendo strada nelle interazioni digitali tra consumatori e punti vendita, è impressionante il fatto che nessuna di queste interazioni sia fallita a un livello abbastanza spettacolare da finire sui quotidiani.

4. AI

È innegabile che l’intelligenza artificiale sia un argomento scottante. In superficie sembra che tutto sia in rapida evoluzione: i chatbots, i consigli sui prodotti da acquistare… Ma in termini di vision per un retail più intelligente e in termini di capacità di trarre valore operativo dalle implementazioni dell’intelligenza artificiale, il divario tra visione e realtà è ancora incredibilmente ampio.

Unire un’ampia varietà di micro-capacità (come “classificare un’immagine” o “prevedere la prossima azione”) sotto l’ampio ombrello dell’intelligenza artificiale implica raggiungere un livello di integrazione molto più alto di quello esistente nell’ambiente attuale.

Il software che si autocertifica come AI ( aldilà di Watson di IBM e di Deep Mind di Google) è in realtà solo lo stesso vecchio software di sempre che usa alcune nuove micro-funzionalità e incorpora i risultati in un flusso di lavoro. Quest’ultimo non è un risultato da snobbare – e apporta sicuramente un valore – ma i robot intelligenti sono ancora molto lontani dalla conquista del pianeta Terra e vivono ancora solo nelle menti dei loro sviluppatori.

Tiriamo le fila

Nel complesso però il 2018 può essere considerato per il retail un anno positivo. I rivenditori stanno facendo progressi nel campo dell’ominicanalità. Il fatto che retail come Sears abbiano attraversato le festività natalizie senza chiudere i battenti dimostra quanto il 2018 abbia aiutato i rivenditori in difficoltà. L’augurio è quello che quei rivenditori imparino la lezione: investire nelle esperienze dei clienti, piuttosto che pensare esclusivamente ad aumentare le vendite.

E infine, un avvertimento su ciò che verrà: mentre l’omnicanalità si sta sviluppando sempre più e sta raggiungendo un elevato livello di maturità, alle porte vediamo una nuova ondata di novità. Speriamo che i rivenditori siano più pronti di quanto non lo sono stati l’ultima volta a coglierle.