Negli ultimi anni l’e-commerce ha rivoluzionato il settore retail, offrendo ai clienti comodità, scelta e velocità senza precedenti.

Ma dietro questa trasformazione si nasconde un effetto collaterale spesso sottovalutato: l’impatto ambientale dei resi.

Oggi più del 30% degli acquisti online viene restituito. Una cifra enorme, che non solo genera costi operativi per i retailer, ma soprattutto ha conseguenze dirette sull’ambiente.


Resi e sostenibilità: un problema crescente

Quando un prodotto viene restituito, non torna semplicemente “al suo scaffale virtuale”. Ogni reso attiva una catena logistica complessa:

  • trasporto aggiuntivo (con camion, aerei, furgoni),
  • nuovi imballaggi,
  • processi di controllo qualità,
  • in molti casi smaltimento o distruzione del prodotto.

Il risultato è un enorme spreco di risorse. Alcune stime indicano che i resi negli Stati Uniti generano oltre 15 milioni di tonnellate di CO₂ all’anno. I

n Europa, i numeri non sono molto più bassi, e crescono proporzionalmente all’aumento dello shopping online.


Perché i resi hanno un forte impatto ambientale

L’impatto ambientale dei resi dipende da diversi fattori:

  • Trasporto duplicato: ogni reso implica almeno un viaggio extra.
  • Packaging aggiuntivo: i prodotti vengono spesso reimballati, aumentando il consumo di materiali.
  • Prodotti invendibili: abbigliamento usato, cosmetici aperti o elettronica danneggiata non possono essere rimessi in vendita e finiscono come rifiuti.
  • Costi energetici nascosti: i centri di smistamento richiedono energia e manodopera per gestire i flussi di ritorno.

In altre parole, ciò che appare come un gesto banale per il cliente – “spedisco indietro il pacco” – ha un costo ecologico rilevante.


Strategie per ridurre l’impatto ambientale dei resi

I retailer stanno iniziando ad affrontare questo problema con approcci innovativi. Alcune pratiche già in atto includono:

  • Descrizioni e immagini più accurateRidurre i resi significa prevenire errori di acquisto. Schede prodotto chiare, foto realistiche e guide alle taglie dettagliate possono abbattere il numero di restituzioni.
  • Politiche di reso più consapevoliOffrire resi gratuiti e illimitati può attrarre clienti, ma stimola comportamenti poco sostenibili. Alcuni brand stanno introducendo politiche che responsabilizzano il consumatore, per esempio resi gratuiti solo in negozio o con opzioni di compensazione verde.
  • Centri di reverse logistics sostenibiliMagazzini dedicati al rientro dei prodotti, ottimizzati per ridurre i viaggi e migliorare il riutilizzo degli articoli.
  • Rimessa in vendita o donazione dei prodottiEvitare la distruzione e trovare nuovi canali (outlet, mercati secondari, donazioni ad associazioni).

Il ruolo della tecnologia nella gestione sostenibile dei resi

Software di gestione dei resi e soluzioni di analisi predittiva possono aiutare i retailer a:

  • prevedere quali prodotti hanno più probabilità di essere restituiti,
  • ottimizzare i flussi logistici per ridurre viaggi a vuoto,
  • integrare pratiche di economia circolare (riparazione, ricondizionamento).

Un buon sistema non solo abbassa i costi operativi, ma riduce anche in modo significativo l’impatto ambientale dei resi, trasformando un problema in opportunità di sostenibilità.


Conclusione: dai resi al valore sostenibile

I resi sono ormai parte integrante dell’esperienza d’acquisto moderna, soprattutto online. Ma ignorarne i costi ambientali significa trascurare una parte fondamentale della sostenibilità del retail.

Lavorare sulla prevenzione, la logistica inversa e l’uso intelligente della tecnologia è la strada per ridurre l’impatto ambientale dei resi e costruire un futuro in cui l’e-commerce non sia solo comodo, ma anche responsabile.

👉 La prossima volta che un cliente clicca “restituisci prodotto”, dietro quella scelta c’è un intero percorso ecologico da considerare.